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Spunti di meditazione: il “perché” dell’integrazione nutrizionale.

Invalidità del concetto “se mangio poco di tutto ho una alimentazione completa”.

Numerosi studi dai Dipartimenti della Sanità di Canada e Stati Uniti hanno dimostrato come la maggior parte della popolazione sia in uno stato di carenza sub clinica di certi come magnesio, vitamina E, betacarotene, vitamine B6, B1, B2.

Questa brevissima selezione di dati dimostra come semplicemente, nonostante si introducano le calorie necessarie, manchino in questi alimenti,  vitamine e minerali.

Fattori di carenza nutrizionale (tratto dal libro”La nutriterapia” di Jean-Paul Curtay):

        MINERALI            VITAMINE
Naturale carenza del suolo Genetica dei vegetali
Dilavamento del suolo Pesticidi
Genetica dei vegetali Maturazione
Raffinazione Degradazione ossidativa
Pelatura Luce e calore (cottura)
Lavaggio Pelatura
Trattamento termico Lavaggio
Imballaggi Ionizzazione
Cottura Pastorizzazione
  Imbianchimento
  Addittivi

I processi menzionati nella tabella non solo impoveriscono gli alimenti, ma alterano anche la qualità nutrizionale sia di certi aminoacidi, sia di acidi grassi insaturi  e di zuccheri.

I prodotti di degradazione o polimerizzazione che ne derivano spesso sono sostanze che diminuiscono la biodisponibilità dei micronutrienti o sostanze mutagene, o ossidanti. Si è inoltre riscontrato come rispetto a quarant’anni fa si consumino meno pane, patate e legumi, e si consumino più zucchero, carne e formaggi. E’ inoltre diminuito l’apporto di calorie ma le calorie introdotte vengono definite “vuote” cioè la densità micronutrizionale della nostra alimentazione è troppo bassa.

Ci sono risultati da studi epidemiologici e sperimentali che confermano come non basti mangiare alimenti più ricchi e biologici e come il divario tra apporti e fabbisogni viene inoltre ingigantito da una serie di situazioni e fattori: avvicinamento alla terza età, inquinamento, reazioni allo stress, uso della pillola anticoncezionale e altri farmaci, squilibri dietetici, infezioni, cure mediche, variazioni climatiche stati particolari come crescita, gravidanza e sport. I farmaci possono interferire sia sul metabolismo di  un micronutriente sia sul suo catabolismo. (vedi tabella)

Farmaci che interferiscono con il metabolismo dei micronutrienti.(Curtay, come sopra)

Farmaci Minerale/vitamina
Ferro Vitamine C, E, Magnesio
Rame Vitamine C, E, Betacarotene
Alluminio Calcio
Litio Iodio
Neurolettici Magnesio
Acido Valproico Glutatione
Nitroderivati Glutatione, Cisterna
Selenito di Sodio Glutatione
Calcitonina Vitamina C
Trimetoprim Vitamina B9
Triamterene Vitamina B9
Sulfasalazine Vitamina B9
Metotrexato Vitamina B9
Pirimetamina Vitamina B9
Pillola anticoncezionale Vitamina B9
Estrogeni Vitamina B6, Tiroxina, Triptofano
Corticoidi Vitamina B6, Tiroxina, Triptofano
Antiepilettici Vitamina D
Teofillina Vitamina B6
Isoniazide Vitamina B6
D-penicillamina Vitamina B6
Diidralazina Vitamina B6
Adriamicina, Doxorubicina Vitamina E
5-Fluorouracile Vitamina B1
Antibiotici Vitamina K
Inibitori HMG-CoA red Coenzima Q10
Estroprogestinici Zinco

 

Conseguenze delle carenze micronutrizionali:

  • diminuzione dell’energia fisica
  • diminuzione della capacità di coordinamento
  • crampi
  • affaticamento degli occhi
  • perdita dell’acutezza del gusto
  • calo del tono psichico
  • calo della capacità di concentrazione, di memorizzazione, di associazione, di decisione
  • aumento della vulnerabilità allo stress
  • impulsività , maggiore predisposizione agli infortuni
  • cambiamenti d’umore
  • disturbi del sonno
  • calo della libido
  • disturbi del ciclo mestruale
  • sterilità
  • aumento della vulnerabilità alle infezioni
  • carie
  • sanguinamento delle gengive
  • cicatrizzazione lenta
  • pelle secca e spenta
  • rallentamento della crescita o perdita dei capelli
  • unghie distrofiche etc….

Inoltre dagli studi di due eccellenze nella medicina emergono alcune consierazioni.

Studi di riferimento:

      1)  Dott. Roger Williams : concetto di individualità biochimica e il principio dell’orchestra

      2)  Premio Nobel Linus Pauling e il concetto di medicina ortomolecolare

 

L’individualità biochimica

Dagli studi del Dott. Roger Williams emerge che ogni individuo ha bisogni nutrizionali diversi legati alla sua individualità biochimica. L’individualità biochimica  consegue dalla variabilità genetica: ciascun individuo necessità di un apporto specifico di nutrienti e in alcuni individui i geni addirittura producono una particolarità biochimica tale che non basta un’alimentazione equilibrata ma necessita una integrazione nutrizionale aggiuntiva. Come abbiamo visto dal primo paragrafo risulta, che l’uomo ha modificato l’ambiente al punto tale che i cibi non possiedono più la giusta densità micronutrizionale.

L’espressione dei geni che codificano per gli enzimi è direttamente correlata alla concentrazione dei coenzimi (vitamine e minerali, micronutrienti)  e alla concentrazione dei substrati catabolici (carboidrati = glucosio, trigliceridi = acidi grassi, proteine alimentari =aminoacidi) semplicemente la concentrazione dei nutrienti determina il livello di espressione genica.

Strettamente correlati sono dunque: espressione genica, metabolismo intermedio, livello energetico e stato nutrizionale.

Inoltre, vitamine e minerali possono agire direttamente, senza la regolazione genica, partecipando all’equilibrio ionico della cellula, modificando il potenziale elettrico delle membrane, neutralizzando sostanze tossiche, proteggendo o  riciclando altre molecole.

L’insieme delle sinergie tra i nutrienti definisce il“principio dell’orchestra”, le sinergie permettono:

  • l’assorbimento ( il calcio permette l’assorbimento della vitamina D)
  • il trasporto e la ritenzione (del potassio sono favoriti dal magnesio)
  • l’incorporazione (della cisterna nella cheratina avviene grazie allo zinco)
  • la mobilizzazione (della vitamina e favorita dagli acidi grassi omega 3)
  • l’attivazione (delle vitamine del gruppo B grazie al magnesio)
  • l’attività dei recettori e dei trasportatori regolata dai micronutrienti

ES: Se si desidera favorire la penetrazione del glucosio all’interno delle cellule, si possono somministrare: calcio che aumenta la liberazione di insulina; cromo, che sensibilizza il recettore qualora vi fosse carenza; magnesio e vit B che stimolano l’utilizzo intracellulare del glucosio.

Di conseguenza vale la “legge dell’elemento limitante” la carenza di un solo micronutriente può impedire l’utilizzo degli altri micronutrienti e bloccare le vie biochimiche consecutive.

Risulta quindi evidente come sia fondamentale correlare il metabolismo intermedio e il suo controllo ormonale con il funzionamento degli enzimi  e un ottimale apporto di vitamine e minerali.

In questo contesto di studi si inseriscono i risultati prestigiosi  ottenuti dal Premio Nobel Linus Pauling:  Quest’ultimo ha inizialmente applicato queste scoperte al campo della psichiatria, definendo una “psichiatria ortomolecolare” e sottolineando come vi fossero delle carenze di micronutrienti alla base dei disturbi depressivi.

In seguito, è stata definita una “medicina ortomolecolare ” intendendo “la medicina che mira a preservare il miglior stato di salute possibile e a curare la malattia con variazione di concentrazioni delle sostanze indispensabili alla salute , che si trovano normalmente nell’organismo”.

La malattia che intende Pauling è la perturbazione metabolica, la via biochimica bloccata dalla mancanza di un minerale o di una vitamina  o di un cofattore. Purtroppo gli sviluppi seguenti a Pauling portarono ciascun ricercatore ad interessarsi di una ben precisa vitamina, questo portò a credere che la nutriterapia sia una terapia megavitaminica invece sono oggetto di studi tutte le sostanze presenti nell’organismo, come i lipidi costituenti delle membrane.

Riassumendo gli scopi della nutriterapia sono i seguenti:

  • fornire a medici e a farmacisti ( a tutti gli operatori del settore sanitario) i dati per poter

correggere e capire lo squilibrio nutrizionale o micronutrizionale

  • garantire la salute ottimale ricostituendo l’energia fisica e favorendo delle prestazioni ottimali
  • prolungare la vita fornendo le sostanze che contrastano con le sostanze tossiche e con i radicali liberi ( “ aggiungere anni alla vita e vita agli anni”)
  • prevenire e trattare le malattie
  • modificare l’alimentazione: un’alimentazione corretta per assumere i fattori protettori contenuti solo nei cibi che nessun integratore può fornire ad esempio per quanto riguarda il betacarotene oggi sappiamo che è più potente l’isomero 9-cis che si trova in natura piuttosto che l’isomero trans.

crudismo

Le ragioni per la dieta dei “crudisti”:  perché per quanto è possibile ( e compatibile con i propri gusti!), sarebbe meglio non cucinare gli alimenti.

Iniziamo con due constatazioni:

  1. Dal punto di vista genetico, la nostra biochimica e fisiologia si sono evolute da una dieta di cibi crudi: tutti i processi di digestione e assorbimento si sono evoluti quando l’uomo primitivo si nutriva di cibi crudi, dalla carne, pesce  ai vegetali. L’ uomo primitivo sebbene potesse controllare il fuoco, non cucinava gli alimenti, tutt’ora le popolazioni indigene sulla terra consumano alimenti crudi e per minima parte cotti.
  2. I cibi crudi possiedono un valore maggiore di quelli cotti perché contengono enzimi fondamentali per la loro stessa digestione e assimilazione. Ne consegue che la digestione degli alimenti è più facile per quelli crudi e richiede un escrezione minore di enzimi prodotti dal corpo.

Queste due affermazioni già chiariscono perché sarebbe necessario assumere gli alimenti così come si trovano in natura: la cottura uccide la parte viva dei nutrienti, impoverisce gli alimenti non solo perché disattiva le vitamine ed estrae nell’acqua di cottura i sali minerali, ma perché letteralmente cuoce le proteine rendendole meno digeribili: questo accade perché dopo i 50°C gli enzimi (proteine) che catalizzano le reazioni biochimiche della digestione vengono distrutti, e non possono dunque più aiutare l’organismo nella digestione. Gli alimenti inoltre sono sempre più prodotti e distribuiti dalla grande distribuzione che per ottenere maggiori quantità penalizza la qualità ( nutrizionale ): senza neanche renderci conto, sempre più perdiamo il piacere di trarre energia dal cibo, siamo abituati a mangiare o per placare un corpo esigente di cibo (che seccatura dover perdere tempo a mangiare quando potremo continuare a lavorare!!) o per placare nostre turbe emotive.

Non per tutti è chiaro che mangiamo per vivere e non viviamo per mangiare!

Qualunque sia la coscienza individuale riguardo l’alimentazione, purtroppo la scelta cui siamo abituati non ha né valore né sapore perché tutto è preconfezionato, surgelato, cotto, raffinato…in sostanza morto. Il nostro corpo è costretto a compensare questo impoverimento degli alimenti, producendo più enzimi: ecco perché ogni pasto ci stanca invece di tonificarci.

Inoltre non ricevendo vitamine e minerali  il corpo invoca ancora cibo condannandoci a sovralimentarci. È proprio un circolo vizioso che deve essere corretto con volontà e facendo attenzione almeno, che ogni pasto contenga metà cibi crudi (le verdure). In pratica basterebbe ad ogni pasto assumere una porzione di verdura cruda o di frutta cruda ( molte persone non possono prendere frutta dopo i pasti perché fermenta causando gonfiore: la mela o l’ananas fresco al contrario aiutano la digestione , la prima dei carboidrati e il secondo delle proteine tipo carne o pesce). Una corretta alimentazione è sempre più fondamentale tenendo presente che ogni giorno nuovi inquinanti conquistano l’ambiente dove viviamo:  aiutiamo il corpo non sovraccaricandolo di cibi devitalizzati!

Essenzialmente la differenza è solo tra vita e morte, tra potenziale vitale ottimale e sub ottimale.(Articolo della dott. Valentina Pavan)