Il medico tradizionale è abituato a leggere i segni della malattia sul corpo, il corpo è l’ambiente di cui si pensa di conoscere ogni espressione.
Ma se i segni corporali fossero solo la parte materiale della malattia?
O meglio la manifestazione superficiale di una malattia interiore?
Se fosse così, non avrebbero più senso i medicinali chimici se non per quietare i sintomi ma non per quietare l’origine.
Sopprimere i sintomi equivale a deviarli, così in seguito la vera causa si ripropone verso un nuovo territorio di sofferenza: sembra di descrivere il caso quanto mai frequente, di coloro che hanno sempre un disturbo e passano abituati dalla febbre alla tosse al mal di gola e infine ad una allergia giusto quando è primavera.
Ad ogni stagione associamo dei mali ma non sarebbe meglio dire che il mutamento stagionale del nostro animo si esprime con le diverse consuete malattie?
Forse dovremo capire che il corpo è solo il mezzo di oggi per un cammino evolutivo che non ha inizio né fine, dovremo capire che la malattia è il diverbio che si presenta tra i dettami universali dell’anima e i dettami influenzabili della personalità.
Una personalità che spesso non ritiene validi i disegni dell’anima perché ascoltarli significherebbe staccarsi da un branco per esplodere verso il proprio cammino di crescita, in apparenza di solitudine.
E’ in questo contrasto che si crea una falla, una breccia nei punti di minor resistenza della nostra costituzione psicofisica: non consapevoli del nostro difetto procediamo nel terreno minato della non evoluzione fintanto che la malattia ci mette in guardia costringendoci quantomeno a fermarci per riflettere.
Siamo nati con costituzioni che se non assecondate manifestano delle malattie: la malattia è benefica perché ci ferma dal perseverare.
Il problema è di tipo interpretativo e il terapeuta deve saper riconoscere nel corpo i segni di un mancato assecondamento e aiutare il paziente anche prima che si manifesti la malattia.
In questo caso il terapeuta diventa una guida spirituale che dovrebbe aiutare ciascuno a riconoscere i disegni della sua anima.
Questa è la parte più difficile perché prevede semplicemente che ciascuno di noi riconosca e accetti il suo percorso.
Ovviamente non si parla di scegliere la carriera di avvocato piuttosto che quella di dentista si parla di prendere consapevolezza di come esprimere delle potenzialità evolutive, delle potenzialità per il bene di sé stessi e degli altri.